Le beatitudini: incontro con giovanissimi e giovani

Brano scritturistico

Dal Vangelo secondo Luca (6,20-38)

20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio.

21Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.

Beati voi, che ora piangete, perché riderete.

22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo, infatti, agivano i loro padri con i profeti.

24Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.

25Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.

Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.

26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo, infatti, agivano i loro padri con i falsi profeti.

27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. 31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. 36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Riflessione

Esistono due versioni delle beatitudini nei Vangeli: quella, più famosa, di Matteo e questa di Luca. La differenza fondamentale sta nel fatto che, mentre quella di Matteo riporta solo le beatitudini, questa di Luca riporta anche i corrispettivi guai. Beato chi piange, guai a chi ride; beato chi ha fame, guai a chi è sazio; beato chi è povero; guai a chi è ricco.

Ho scelto questa versione di Luca, perché questo parallelo tra “beati” e “guai” aiuta a comprendere ancora meglio quello che Gesù vuole dirci con le beatitudini e limita i rischi di fraintendere il vero discorso del Signore.

Dobbiamo dire che il brano delle beatitudini, specie questo di Luca, si presta ad avere almeno due livelli di interpretazione: il primo è di carattere sociale; mentre il secondo di carattere più spirituale e, specialmente per comprendere meglio il secondo, ci sarà bisogno di capire bene cosa si intende per beatitudine nella Bibbia.

Prima, però, vediamo il significato sociale delle beatitudini e, dopo, spiegheremo che significa essere beati e, quindi, il livello spirituale di queste beatitudini e dei rispettivi guai (spoiler: Gesù non ce l’ha con i ricchi e la ricchezza!).

Le beatitudini dal punto di vista sociale

Perché Gesù dice “guai a voi ricchi; guai a voi che siete sazi; guai a voi che ora ridete”? E perché “minaccia” queste situazioni positive con delle conseguenze negative (“guai a voi sazi perché avrete fame?” oppure “guai a voi che ora ridete perché riderete”)?

Lo abbiamo detto, Gesù non ce l’ha con chi è più “fortunato” degli altri oppure con chi è riuscito a raggiungere traguardi positivi che rendono felici. Il Signore se la prende con queste persone più fortunate solo quando questa fortuna non è condivisa.

Gesù, dicendo “guai a voi ricchi”, non se la sta prendendo con tutti i ricchi del mondo, ma solo con quei ricchi che, accorgendosi dei poveri, non condividono il di più della loro ricchezza, pur potendo farlo senza diventare a loro tempo dei poveri. Gesù se la sta prendendo con quelle persone che, avendo tanti soldi, li “buttano” e poi non sono capaci di comprare un paio di pantaloni al mercato per chi non ha da vestirsi. Questi sono i ricchi a cui Gesù dice guai.

E quando dice “guai a voi che ora siete sazi”, se la sta prendendo con coloro che, in forza della loro ricchezza, ingrassano e sprecano cibo, ma poi non danno una fetta di pane a chi ha fame.

E quando dice “guai a voi che ora ridete”, se la sta prendendo non con chi è felice della sua vita, ma con coloro che non provano un minimo di tristezza per chi sta peggio di loro.

Con questi guai, in sintesi, Gesù sta avvertendo questo tipo di persone che la povertà, la fame e la tristezza del mondo interroga proprio loro e a loro, con il loro di più, viene chiesto di contribuire.

Le beatitudini dal punto di vista spirituale

Come dicevamo prima, il livello sociale è solo uno, quello più facilmente intuibile, ma le beatitudini offrono anche degli insegnamenti a livello spirituale e, per capirlo, dobbiamo comprendere che significa “essere beati”.

Di primo acchito, spesso traduciamo “beatitudine” con “fortuna”, ma è una interpretazione sbagliata. Gesù sarebbe un sadico se dicesse “fortunati gli affamati” oppure “fortunato chi è nel pianto”. Non c’è nessuna fortuna nel passarsela male.

Allora “beatitudine” deve significare sicuramente qualcos’altro. “Essere beati”, infatti, significa “essere in sintonia con la volontà di Dio, vivere secondo i suoi principi, affinché si possa ricevere il premio promesso”.

Ecco perché nel brano del Vangelo che ho scelto ho messo anche i versetti dal 27 al 38, anche se non si parla espressamente di beatitudini: perché quei versetti lì, dove si esplicita la volontà di Dio, se messi in pratica, generano sul momento delle situazioni “negative”, ma che poi portano ad essere definitivamente beati.

Infatti: se faremo del bene a chi ci odia, sicuramente piangeremo, perché chi ci odia non ci farà del bene; se non richiediamo indietro le cose prestate, sicuramente diventeremo poveri; così come se diamo senza aspettarci nulla in cambio. Però, tutti questi atteggiamenti, alla fine ci otterranno la beatitudine eterna e definitiva, oltre ad aver fatto del bene già su questa terra, anche se, forse, gli altri non se ne saranno accorti o, peggio, avranno interpretato quel nostro fare del bene come una stupidità.

Beati, in fin dei conti, ci si diventa facendo del bene, sapendo che chi ama è colui che ci rimette, ma quel rimetterci è proprio la cifra dell’amore.