La Bibbia come Parola di Dio e la sua interpretazione

Al termine del primo incontro ci siamo detti che, per conoscere veramente chi è Dio e quale sia il suo progetto su di noi e sulla storia in generale, è necessario lasciare che sia Lui a dircelo, perché con la sola nostra ragione, al massimo, possiamo arrivare a dire che non è irrazionale il fatto che Egli esista.

Abbiamo anche detto che Lui si è fatto effettivamente conoscere e ci ha detto qualcosa di Lui e del suo progetto. Questa Rivelazione noi possiamo continuare ad ascoltarla attraverso le parole della Bibbia, in quanto essa trasmette la Parola di Dio.

Oggi vedremo:

  • cosa è la Bibbia;
  • in che senso contiene la Parola di Dio;
  • come si legge la Bibbia.

Il termine Bibbia viene dal greco e significa “semplicemente” «i libri». Essa è, infatti, composta da 73 libri, 46 per l’Antico Testamento e 27 per il Nuovo Testamento.

L’Antico Testamento è quella parte della Bibbia che, come cristiani, condividiamo, per la maggior parte, con la religione ebraica, in quanto raccontano l’esperienza di fede fatta dagli Ebrei nel corso della loro storia. Il Nuovo Testamento, invece, è tipico dei cristiani e narra del ministero pubblico di Gesù, dell’inizio della Chiesa e contiene anche alcune lettere degli Apostoli e l’Apocalisse.

I libri che sono contenuti nella Bibbia non sono tutti i libri scritti durante l’epoca ebraica precristiana o subito dopo gli eventi di Gesù Cristo, ma sono solo quelli che la Chiesa ha ritenuto ispirati e che quindi veicolano la Parola di Dio, cioè la Rivelazione[1].

A questo punto dobbiamo dire qualcosa sull’ispirazione dei libri sacri. Si dice, appunto, ispirato un libro che viene riconosciuto capace di contenere la Parola di Dio, cioè un testo in cui la Chiesa riconosce che, oltre all’azione umana che ha scritto fisicamente il libro, è intervenuto anche Dio come vero autore di quel libro. Ci sono vari modi per spiegare come Dio è intervenuto nello scrivere il libro sacro. Qui è sufficiente dire che Dio non ha dettato all’autore le esatte parole del libro, ma, “più semplicemente”, ha assistito spiritualmente l’autore umano per far sì che quello che stava scrivendo potesse essere utile a tutte le generazioni che l’avrebbero letto per comprendere la Rivelazione.

Quindi la Bibbia contiene la Parola di Dio non perché le parole contenute nella Bibbia sono le esatte parole che Dio ha detto a qualcuno, ma perché quei testi veicolano un messaggio che viene da Dio, ma attraverso il racconto dell’autore umano che ha scritto fisicamente quel testo, il quale è stato assistito dallo Spirito Santo per far sì che l’essere umano scrivesse nel modo più fedele a trasmettere quell’insegnamento.

Ma come si legge la Bibbia? Come si trova il messaggio che Dio ha voluto lasciare nel testo sacro attraverso i libri scritti dagli autori umani?

Per prima cosa bisogna dire questo: essendoci due autori per ogni libro della Bibbia, cioè quello umano che fisicamente l’ha scritto e Dio che l’ha ispirato, esistono almeno due significati per ogni testo biblico. Esiste il significato testuale (o letterale), che è quello che ha voluto trasmettere l’autore umano, ed esiste il senso spirituale, che è quello che ha voluto trasmettere Dio, sempre attraverso quello che l’autore umano ha voluto scrivere.

Il senso letterale è quello che l’autore umano ha scritto, partendo dalle sue conoscenze e dalle credenze dell’epoca in cui è vissuto[2]. Bisogna anche tenere conto che le cose scritte nella Bibbia non sono state trascritte nel momento stesso in cui sono avvenute perché, all’inizio, le varie storie e i vari racconti venivano trasmessi a voce, solo molto dopo si iniziò a scrivere dei vari eventi o dei vari insegnamenti che poi sono convogliati nei testi della Bibbia. Tutto questo comporta che, anche un racconto storico contenuto nella Bibbia, non è detto che sia immune da errori o imprecisioni. Inoltre, i libri della Bibbia non sono stati scritti tutti insieme, ma nell’arco di circa sette o otto secoli.

All’interno del senso letterale esiste, poi, il senso spirituale (che è quello che ci interessa di più ogni volta che leggiamo la Bibbia). Il senso spirituale ha tre livelli e contiene: quello che dobbiamo credere; quello che dobbiamo fare; e quello che dobbiamo sperare.

Come si fa ad arrivare dal senso letterale a quello spirituale? Esistono varie tecniche, ma tutte ruotano intorno all’interpretazione di ciò che è scritto, per arrivare ai significati più profondi. Ci sono degli studi specifici che possono aiutare ad interpretare un testo biblico (partendo, per esempio, dal significato delle parole, da come è composta la frase, ecc.), ma tutti, anche senza aver fatto studi approfonditi, abbiamo la possibilità di leggere e interpretare la Bibbia, partendo da quel significato che quel testo dice a me nel momento in cui lo leggo. Poi quel significato che do io potrebbe non essere quello esatto, ma nel confronto con gli altri, ognuno porta il proprio contributo interpretativo e, insieme, si cerca di capire cosa Dio ci sta dicendo. In ultimo c’è sempre l’assistenza della Chiesa che potrebbe dare delle piste di interpretazione e aiutare a capire ancora meglio il testo.

NOTA TECNICA: come si individuano i brani nella Bibbia.

Se io voglio citare oppure dire a qualcuno di leggere un brano della Bibbia, non gli dico le pagine in cui si trova, perché esistono diverse edizioni della Bibbia e non è detto che le pagine coincidano.

Ogni libro biblico è diviso in capitoli e versetti (che sono sempre gli stessi in qualunque edizione). Quindi, per indicare un brano della Bibbia dobbiamo indicare il titolo del libro (per esempio Il vangelo secondo Marco, oppure il libro dell’Esodo), poi il capitolo e il primo e l’ultimo dei versetti che contengono il brano. A loro volta i libri biblici sono abbreviati con sigle (ma facilmente comprensibili se uno li conosce!).

Per esempio: Mc 3,5 significa il versetto 5 del capitolo terzo del Vangelo secondo Marco; Gen 5,1-5 è il brano che va dal versetto uno al versetto 5 del quinto capitolo del libro della Genesi.


[1] Esistono anche altri libri che trattano di alcuni argomenti presenti nella Bibbia, ma che non sono entrati a far parte di questa e sono conosciuti con il termine di “libri apocrifi”. Il termine apocrifo significa, letteralmente, «ciò che è tenuto nascosto oppure lontano dall’uso». I libri apocrifi non sono libri né misteriosi né proibiti (infatti vengono venduti e si possono leggere). Tecnicamente indicano quei libri che non sono stati ritenuti ispirati e quindi non sono entrati a far parte della Bibbia perché, anche se possono contenere informazioni utili, non veicolano la Rivelazione.

[2] Ricordiamoci che Dio non ha dettato parola per parola, quindi l’autore umano si è potuto basare solo sulle sue conoscenze, sulle sue capacità linguistiche e su quello che aveva sentito raccontato da altri.